Oggi al telegiornale parlavano della nuova tendenza proveniete da New York, cioè di insegnare ai bimbi fin da piccoli un'altra lingua. Come? Con una tata bilingue
Studi scientifici confermano la capacità dei bambini piccoli di apprendere tanto più facilmente quanto più sottoposti a stimoli. Infatti i bambini alla nascita hanno la capacità di emettere tantissimi suoni diversi, che man mano che crescono restringono usando solo quelli che gli sono necessari per parlare la loro lingua  madre. Inoltre, e questo ce lo diceva già la Montessori, i bambini piccoli hanno una mente assorbente, in particolare fino ai 3 anni di età.
Quello che mi ha sconvolta è il fatto che, nell'intervistare gli italiani, la maggior parte ritiene che l'apprendimento della lingua vada delegato alla scuola: "la baby sitter ha altre funzioni", ho sentito dire.
Ecco perchè  gli italiani sono gli ultimi nel parlare le lingue straniere: non si rendono conto che una lingua è fondamentalmente comunicazione, non apprendere regole e vocaboli. Quello, certo, va fatto, ma non è la base, la spinta iniziale, quel "certo non so che" che differenzia i laureati in lingue negli altri paesi e quelli in Italia.
Con la tata c'è un rapporto affettivo, prima di tutto, una comunicazione basata sui bisogni e sulle abitudini giornaliere, non si "impara" nulla che sia estraneo alla propria esperienza.
I contro sono che i bambini parlano dopo? Ma si pensi al grande vantaggio di essere bilingue!
E per quelli che parlano di confusione, la confusione la crea un adulto "non coerente", come in tutta l'educazione del bambino. Se un adulto parla una lingua, dovrebbe parlare solo quella (almeno rivolgendosi al bambino). Cosa questa forse un po' più complicata da fare.
Comunque credo che quella che si definisce "confusione" sia in realtà un'apertura, una possibilità, un pensiero divergente e creativo, che dura fino al momento di strutturare le proprie conoscenze (=scolarizzazione). Insomma,  un fenomeno passeggero.
Se avessimo avuto più tate bilingue, molti italiani riuscirebbero a dire due parole una dietro l'altro dove ve ne fosse la necessità, o l'opportunità, grazie a quelle conoscenze acquisite da piccoli.